Apollo Lunar Surface Camera
Avvicinandosi il momento del primo allunaggio, vennero rivisti i requisiti del sistema televisivo dell’Apollo per garantire una buona resa durante le EVA. Questa revisione portò allo sviluppo di una seconda generazione di telecamere dotate di due modalità di ripresa: una per garantire la massima risoluzione (per motivi scientifici) e una per garantire riprese in movimento di qualità accettabile. Trattandosi di equipaggiamento destinato ad un volo spaziale anche i requisiti di peso e dimensioni erano stringenti. Inoltre occorreva considerare il fattore umano: gli astronauti avrebbero dovuto usare questa telecamera imbacuccati nella loro tuta.
La facilità nel maneggiarla, tenerla, puntarla, nel cambiare le ottiche, connetterla e disconnetterla, riporre e trasportare senza pericolo di danneggiare la tuta posero molti vincoli alla progettazione. Alla fine tutti i vincoli vennero rispettati e agli astronauti vennero richieste solo le operazioni di cambio lente e di selezione della modalità di ripresa (tutto il resto veniva gestito in automatico).
Questa telecamera venne sviluppata utilizzando uno speciale sensore per le immagini molto sensibile in condizioni di bassa luminosità. Il sensore era stato sviluppato dalla Westinghouse per il Dipartimento della Difesa americano per essere utilizzato in Vietnam sui velivoli da ricognizione per ispezionare la giungla alla ricerca del nemico o di eventuali piloti abbattuti. Si trattava di un tubo di ripresa molto sensibile nato dall’accoppiamento di un intensificatore di luce a guadagno variabile con un sensore basato sulla tecnologia Secondary Electron Conduction (SEC). La sua caratteristica era di riuscire a riprendere oggetti in movimento a bassi livelli di luminosità senza gli aloni caratteristici di altre tecnologie come i tubi vidicon.