40 anni fa era il turno di Apollo 9 di lasciare l’atmosfera terrestre. Questa volta la missione si svolgeva in orbita terrestre ma era fondamentale perchè era la prima missione ad avere a disposizione l’intero stack Apollo (compreso il modulo lunare).
Data: 3 Marzo 1969, 4:00:00pm EST
Launch Pad: 39A KSC
Equipaggio: James A. McDivitt (Comandante, CMR), Russel L. Schweickart (Lunar Module Pilot, LMP), David R. Scott (Command Module Pilot, CMP)
Highlights: primo volo dello stack Apollo completo (CSM/LM), primo volo con equipaggio del LM, primo aggancio (docking) ed estrazione del LM dal terzo stadio del Saturn V (S-IVB), prima attività extraveicolare di due astronauti in contemporanea, primo docking di due capsule spaziali con equipaggio.
Mission Patch |
Questa missione era la seconda a lanciare un Saturn V con equipaggio e la terza missione con equipaggio di tutto il Programma Apollo. La durata della missione fu di 10 giorni, nel corso dei quali l’equipaggio completò’ il primo test dell’intero stack Apollo, inclusa la terza capsula, il modulo lunare (LM o LEM). Vennero effettuate prove di rendezvous e docking/undocking tra CSM e LM, alternando le due capsule nel ruolo attivo (ovvero una delle due effettuava le manovre mentre l’altra fungeva da ‘bersaglio’). Nel corso dei test il LM si spinse fino a 179 Km dal CSM utilizzando il motore di discesa, per poi liberarsi dello stadio di discesa e ricongiungersi all’altra capsula usando il motore di ascesa. Apollo 9 provò che lo stack Apollo era in grado di effettuare tutte le manovre richieste in orbita lunare.
Occorre ricordare che il LM non era equipaggiato per il rientro in atmosfera: era il primo veicolo ideato per operare esclusivamente nello spazio. Apollo 9 fu il suo primo volo con equipaggio (era stato testato in precedenza da Apollo 5 senza equipaggio a bordo).
Gli astronauti si muovevano all’interno dello stack sfruttando il tunnel che collegava il CSM e il LM e realizzando così il primo docking con passaggio interno di equipaggio da una capsula all’altra (uno scambio in cui cioè non era necessaria una EVA).
Per la prima volta dai tempi di Gemini 3, all’equipaggio venne permesso di battezzare con un nome le due capsule (una operazione utile anche per il Mission Control a terra, per meglio gestire le comunicazioni). Il CMS venne chiamato Gumdrop (Caramella di Gelatina), ponendo l’enfasi sull’aspetto della capsula quando arrivò al KSC avvolta un una pellicola protettiva di colore blue. Il LM vene chiamato Spider (Ragno), per via del suo aspetto (con quelle quattro ‘zampe’ da proprio l’idea di un ragnetto).
Schweickart e Scott effettuarono anche una EVA in contemporanea: Schweickart uscì dal portello del LM, indossando per la prima volta la nuova tuta spaziale progettata per le operazioni sulla Luna, una tuta dotata di un proprio sistema di support vitale indipendente dalle capsule, il PLSS (infatti Schweickart era collegato al LM solo da un cavo di ancoraggio che non forniva nè comunicazione radio, nè ossigeno). Mentre Schweickart effettuava alcune prove rimanendo sul piccolo balconcino di fronte al portello del LM (vedi foto qui accanto), Scott lo riprendeva e fotografava stando in piedi per metà fuori dal portello del CSM.
Una delle fotocamere che Scott stava usando diede dei problemi; mentre Scott cercava di ripararla, Schweickart si godette la vista della Terra per 5 minuti senza l’assillo delle procedure o degli ordini da terra: un vero lusso e una esperienza che l’astronauta riuscì ad elaborare completamente solo qualche anno dopo e ad esprimere cosi:
“Osservando la Terra senza confini o barriere visibili, inizi ad identificarti con essa come un tutt’uno. […] Questo è chiaramente un passo nell’evoluzione, un grande passo avanti nell’evoluzione di cui per fortuna ho fatto parte, l’umanità per la prima volta stava lasciando il suo pianeta natale. [..] Ho subito compreso che il mio ruolo era di condividere questa esperienza con tutta la gente laggiù […] Siamo nel bel mezzo di un processo che ci porterà a viaggiare nel cosmo. E portiamo con noi tutto il nostro bagaglio di esperienze. […] Incontreremo qualcuno? Chi lo sa, ma se non ci distruggiamo da soli nel frattempo, lo scopriremo.”
La lista delle attività (Checklist) da svolgere durante la EVA era più lunga di quella effettivamente svolta; venne ridotta poichè Schweickart soffrì’ nei primi giorni della missione di mal di spazio (Space Sickness): era il secondo astronauta a soffrirne dopo Borman (durante la missione precedente, Apollo 8). Il suo impegno una volta rientrato a terra per aiutare la NASA a comprenderne origine e possibile cura fu apprezzato, ma purtroppo venne premiato con la sua cancellazione da ogni futura missione Apollo.
L’equipaggio che volò con Apollo 9, si trovò ad un certo punto al centro delle manovre di Apollo 8 e del suo cambiamento in missione lunare. Al CDR McDivitt venne chiesto se preferiva volare Apollo 8 (ed essere tra i primi a raggiungere la Luna) oppure Apollo 9 . McDivitt non ebbe alcun dubbio e, supportato dal suo equipaggio, scelse Apollo 9. Come ebbe a dire Schweickart:
“Su Apollo 8, eri un passeggero. Apollo 8 fu una specie di ‘volo politico’: lo effettuammo per battere i Russi. […] Frank [Borman ndr] lo voleva fortemente, quindi – Eccotelo Frank – tutto tuo! […] Apollo 9 era una missione ; un volo di test fondamentale per il proseguio del Programma. E in più avevamo il LM, che volevamo mettere alla prova. Questoè ciò che vogliono i piloti: essere i primi a volare su un un nuovo apparcchio; questo è essere piloti di test.”
Dallo stesso equipaggio, Apollo 9 e’ stata definito poi A Test Pilot’s Dream mission (una missione da sogno per un pilota di test).